Il suo percorso prosegue nella
ricerca sulle condizioni dell’arte contemporanea. Chi fa che
cosa e dove, con quali strumenti, perché, con quale finalità
e quando? Queste domandi guidano l’analisi della concezione
di arte. E Buren verifica tanto musei e gallerie tanto quanto la possibile
espansione dell’intervento dell’arte nello spazio pubblico
urbano. A strumento visivo per queste analisi lui destina la sequenza
di righe bianche e colorate, una struttura formale con meno espressione
possibile. Le sue “righe” sono da essere intese come attrezzo
visuale e contraddicono con ciò tutte le idee sull’opera
d’arte autonoma.
Negli anni ottanta si inseriscono tra i mezzi formali dell’artista
gli specchi e il vetro.
Il suo lavoro presenta una dialettica tra l’intervento dell’artista
con i luoghi e le realtà presenti dove si inserisce, spesso
rilevando assieme alle proprietà e qualità i limiti
stessi.