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Scott King |
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S.R.: La tua grafica
è precisa e severa. Talvolta nei tuoi lavori ci sono semplici
testi bianchi su uno sfondo nero e le immagini sono semplicemente
accostate creando una sorta di armonia matematica. Sembra una grafica
che apparentemente non fa uso del computer. Mi ricorda un po’
le “fanzines”.Mi puoi dire qualcosa a proposito di questa
estica così rigorosa? Sei stato anche direttore artistico di
una rivista, vero?
S.K.: La natura semplice del mio design proviene dalla volontà
di produrre un graphic design assolutamente non decorativo. Questo
proposito è nato tempo fa, forse al college. Siccome non volevo
fare un design commerciale, ho voluto idearne uno con il quale potevo
parlare. Volevo usare il design come uno scrittore usa le parole.
Così, ciò che si vedeva era meno importante di quello
che veniva detto nel contesto in cui appariva l’informazione.
Non sono uno di quei designers “anti-computer”. La verità
è che non sono molto bravo ad usare i computer (ma in quanto
designer di riviste e copertine di dischi è piuttosto impossibile
non usarlo), così ho provato a sviluppare un linguaggio che
impiega il computer, ma non è sottoposto alla dittatura di
“Photoshop 23.7” o qualsiasi altro ultimo “must
“ dei programmi. A causa dell’influenza del Punk nel mio
lavoro, mi sono sempre reso conto che il mio lavoro non sarebbe dovuto
sembrare Punk.
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